SENTI LE RANE di PAOLO COLAGRANDE
Al tavolino di un bar, Gerasim racconta a Sogliani la storia di un terzo amico
seduto poco piú in là, ed è una storia molto avventurosa. Ebreo convertito al
cattolicesimo per chiamata divina, Zuckermann prende i voti e diventa “il prete
bello” di Zobolo Santaurelio Riviera, località balneare di “fascia bassa”:
agli
occhi dei fedeli passa per un santo, illuminato, alacre e innocente. Ma un
pomeriggio di fine estate, mentre intorno al suo nome diventano sempre piú
insistenti le voci di miracoli, a Zuckermann si offre la visione della Romana,
la figlia diciassettenne di due devoti parrocchiani. Da lí in poi, fra pallidi
tentativi di espiazione, passioni e gelosie, cui fanno da contrappunto le
vaneggianti digressioni di Gerasim e Sogliani – dall’Uomo vitruviano agli
etologi fiamminghi, dagli asceti di Costantinopoli all’Ikea, da Rossella O’Hara
all’olio di nespolo babilonese – lentamente si consuma una tragedia
sentimentale che travolge l’intera comunità e trova il suo epilogo in riva a un
fosso... Con una scrittura comica e pastosa, Colagrande ci racconta una storia
e, insieme, il racconto che ne fa una coppia di inattendibili biografi.
LA MAPPA di VITTORIO
GIACOPINI
Monti, laghi, colline, forre, fortilizi e contrafforti, borghi, strade, slarghi: vedere tutto, come se si fosse per aria, e tutto rappresentare in una mappa, con dettagli minuti, badando a distanze, rilievi, proporzioni: squadrare il mondo, illuminarlo, dargli ordine. È questo l’obiettivo di Serge Victor, ingegnere-cartografo al seguito di Napoleone durante la Campagna d’Italia. Figlio esemplare dei Lumi, nemico di fole balzane e superstizioni, adepto dell’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert – alle cui parole si aggrappa con una devozione non lontana dal fi deismo che la Rivoluzione si era incaricata di smantellare –, Serge Victor riceve l’ordine dal Generale in persona di riprodurre i corsi e i ricorsi della Campagna, di fermare su carta e nel tempo i nuovi confini d’Italia, che il demiurgo Napoleone, N., l’Imperatore, va ridisegnando e riplasmando, sempre più a suo piacimento. Così, mentre il còrso conquista la penisola e, non pago, invade l’Egitto, Serge lavora alla sua magnum opus, in compagnia di uno scalcinato poeta tutto sdegno e fervore e dell’ammaliatrice Zoraide, la sua Maga, che della ragione rappresenta il doppio, il sonno, e prefigura l’assedio portato ai Lumi dalle sotterranee pulsioni che, nella Storia come nell’animo dell’uomo, non conoscono sopore. Da questo assedio – più cruento di ogni battaglia scatenata da Napoleone, più spietato di ogni rivoluzione –, l’Illuminismo uscirà pesto e zoppicante, come Serge stesso, che nell’erebo ghiacciato di Russia dovrà dire addio alla giovinezza e alla forza, ma soprattutto alla fiducia nelle magnifiche sorti e progressive dell’umanità. A capitolare non è però solo un uomo o un’epoca, ma un intero genere letterario, il romanzo storico: perché La Mappa, di là dallo sfarzo di una prosa immaginifica e di una struttura narrativa monumentale, lascia presagire un’aria di disfacimento, e sancisce l’irriducibilità del reale nella forma-romanzo, e l’arbitrarietà di ogni pretesa del contrario.
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