DUE
appuntamenti: sabato 23 marzo in Val di Susa, sabato 13 aprile a Firenze ALBA (Alleanza per il
Lavoro, i Beni comuni, l’Ambiente) parteciperà alla manifestazione NO TAV in
Val di Susa organizzata dal movimento No Tav per sabato 23 marzo.
Riteniamo importante essere presenti a fianco del movimento NO TAV per
- ribadire la nostra contrarietà alla linea TAV Torino-Lione, diventata il simbolo delle Grandi Opere Inutili che, in quanto tali, non incidono sulla qualità delle infrastrutture, quindi non servono alla collettività ma soltanto a portatori di interessi specifici
- chiedere al prossimo governo di rivedere una decisione che negli anni si è rivelata sbagliata, dannosa, inutile e insostenibile sia dal punto di vista ambientale che finanziario
- chiedere al prossimo governo di dirottare gli stanziamenti per il TAV in val di Susa come per il tunnel TAV di Firenze o il corridoio TAV di Mestre, verso altri settori prioritari (trasporto pubblico locale, sanità, welfare, lavoro, prevenzione del dissesto idrogeologico)
- sostenere la legittimità della lotta di un movimento (contro il quale il governo si è costituito parte civile dopo aver militarizzato il territorio), convinti che la democrazia può procedere anche attraverso il conflitto e l’opposizione.
Diversi nodi territoriali di ALBA, inoltre, organizzeranno presidi in varie
città a sostegno dell’iniziativa e per informare sulle ragioni della protesta.
ALBA comitato operativo nazionale
L'appuntamento è alle ore
14.00 a Susa, all’uscita della stazione, su corso Stati Uniti (statale
25).
Dopo le elezioni: affrontiamo il terremoto, partendo dalla DEMOCRAZIA.
SABATO 13 APRILE A FIRENZE
INIZIAMO IL PERCORSO- TEATRO PUCCINI ore 10.00-17.30
Tre giorni di assemblee diffuse dal 5
al 7 aprile
L'Italia non è più la stessa. Il blocco che ha immobilizzato la
politica e il suo rapporto con la società è stato improvvisamente spazzato via.
Tutto questo forse era desiderato, di certo era atteso.
Un anno fa, ALBA nasceva con la previsione di questo sconvolgimento, dalla presa d'atto
della crisi ormai irreversibile di partiti politici non più rispondenti, nei
contenuti e nella forma, alle domande poste drammaticamente dalla devastazione
della crisi economica sociale e culturale. Incapaci di rappresentare qualcosa
che uscisse dalla grammatica perversa di un'offerta commerciale di sigle e
volti, prodotti da acquistare ogni cinque anni sul mercato elettorale. Per poi
affidarsi. Partiti che non avevano più nulla a che fare con le speranze, i
desideri e i bisogni, la vita delle persone, le loro relazioni con il
mondo. Il fiume in piena dei “senza rappresentanza”, disgustati dai
partiti che nel 2012 hanno retto la maggioranza del governo Monti, ha adesso
trovato nel voto a Grillo lo strumento efficace per spezzare il sequestro della
realtà da parte del teatrino di questa politica. Per evadere da una
rappresentanza che non solo non li ha rappresentati, ma gli si è rivolta
contro: sacrificando alla logica spietata - ma presentata come naturale - dei
grandi poteri finanziari, ogni residuo di equità e di legame sociale.
Di fronte all'evaporazione del PD, che mette in scena da anni
l'inarrestabile agonia del proprio “finale di partito”, le proposte elettorali
sia di Rivoluzione civile che di SEL sono apparse drammaticamente insufficienti
rispetto ai bisogni di cambiamento. Hanno continuato a offrire una forma della
rappresentanza tesa più a salvaguardare la propria esistenza come sigla o somma
di sigle, tristi apparati di testimonianza dentro o accanto ad alleanze
senz'anima, che a misurarsi con le trasformazioni della sfera della
cittadinanza e della politica. Trasformazioni che già erano sotto gli occhi di
tutti – per chi volesse vedere – in questi anni di crisi e sconvolgimento anche
antropologico della società italiana. E tuttavia resta ancora vivo e aperto il
bisogno “di sinistra”.
Il fiume ha rotto gli argini. Ci troviamo oggi in uno scenario di
profondo sconvolgimento e movimento in tutte le dimensioni, compresa quella
istituzionale. Sentiamo come tutti la necessità di capire cosa sia successo e
cosa succederà. I segni di novità sono tanti: dal cambiamento dei linguaggi,
all'uso della Rete, alla rottura generazionale che ha portato la “generazione
perduta” dei trentenni in parlamento e ha assegnato al Movimento 5 Stelle buona
parte dei voti tra gli under 25. Riconoscendo la forza di Grillo e
del Movimento 5 Stelle, dobbiamo anche segnalare l’inquietudine che provoca
e dire con chiarezza che non ne sentiamo nostri il linguaggio, la
neutralizzazione delle differenze tra destra e sinistra, l’idea di democrazia,
la sottovalutazione della radicalità dei diritti civili e sociali, il ruolo del
lavoro e del sindacato, le risposte alla crisi sociale ed economica.
In questa fase assolutamente nuova possiamo ripartire per costruire. Nelle esperienze
diffuse sul territorio si trovano molte più pratiche innovative e ricchezza di
elaborazione di quanto intercettato nel voto a Grillo. Un'ampia serie di
movimenti, saperi, iniziative di resistenza e di lotta al dominio del mercato,
e dei poteri finanziari, che hanno punti di contatto con quel complesso ed
eclettico arcipelago, ma che non vi si riconoscono certo in toto. Dopo anni di
frammentazione e diffidenze, non possiamo più perdere tempo. Noi sentiamo
urgente la necessità di ricostruire culture e pratiche partecipative che diano
nuova vita, spazio e rappresentanza, a un tessuto lacerato da vent'anni di
berlusconismo e di subordinazione della politica - oltre che a destra, nel
centro-sinistra - al mercato e all'ideologia liberista.
Lo sconvolgimento che viviamo è una grande occasione, ma per costruire
un'idea alternativa di società e di uscita dalla crisi, occorre una maggiore
profondità delle analisi, sistematicità delle proposte, allargamento delle
reti.
Occorre anche chiarezza: non si può affrontare il cambiamento coi
vecchi soggetti e le vecchie forme della rappresentanza. Questo voto ha
manifestato con evidenza il fallimento del governo dei mercati e ha segnalato
la richiesta di un'autentica democrazia dei cittadini. Ma affinché una
democrazia dei cittadini possa diventare un governo dei cittadini, è necessaria
una proposta seria e organica. Sentiamo l'esigenza d'impegnarci per
costruire un progetto di respiro internazionale che abbia la credibilità per
coordinarsi con analoghe esperienze europee (e mediterranee) per opporre alla
sovranità delle banche e all'ossessione del debito un'altra idea di Europa.
La crisi strutturale del sistema politico e della forma partito, con il
diffondersi - soprattutto a sinistra - di “esodati della politica” consapevoli
della necessità di cambiare, ci riconsegna l’urgenza non solo di annunciare
ma di praticare nuove forme della politica molto lontane da quelle oggi in
campo. La costruzione di un tessuto di relazioni capace di conflitto ed
elaborazione collettiva, di riportare nella dimensione politica l'intera vita
di donne e uomini, le loro storie e speranze. Una rete di corpi intermedi che
superi l'abisso che oggi separa la società dalle istituzioni
(ex)rappresentative, senza cadere nelle forme ambigue, per quanto così efficaci
commercialmente, di un altro populismo proprietario, di un leaderismo aziendale
carismatico la cui base è ridotta a somma di individui anonimi, attivi sul
piano amministrativo quanto deleganti su quello del pensiero forte. Affidato ai
capi, soci e titolari del logo. Questa costruzione richiede una presenza
diffusa nei territori, che vanno investiti delle decisioni. Ed ha
bisogno della creazione di reti fatte con intreccio di volti e di parole,
in un discorso comune. Ci impegniamo per una democrazia partecipativa che può usare oggi una
molteplicità di strumenti di comunicazione, ma non si può certo ridurre
esclusivamente a democrazia digitale.
Scrivevamo nel nostro manifesto fondativo del marzo 2012: “La volontà di
partecipazione, di “far da sé”, di riprendere in mano il bandolo del discorso
pubblico, richiede invece un modello di pratica e di organizzazione politica
radicalmente altro rispetto a quello formatosi nel lungo ciclo novecentesco ...
Noi vogliamo invece affermare l'interpretazione autentica dell'espressione
“metodo democratico”, vogliamo un soggetto politico che, oltre i partiti,
sappia muovere dai fondamenti costituzionali per creare nuovi modelli di
partecipazione politica, fondati sulla passione, la trasparenza e l'altruismo …
Siamo stufi di leader narcisi e non vogliamo semplicemente affidarci a
figure carismatiche, incoraggiate al massimo dalla moderna
personalizzazione della politica. Non sopportiamo il protagonismo sfrenato e
l’auto-compiacimento senza fine.”
Quel processo di costruzione di un soggetto politico nuovo, che rappresenta
il nostro obiettivo progettuale, oggi è ancora più necessario e urgente. E
chiede di non essere soffocato per inseguire immediate scadenze elettorali
nazionali. Per noi è fondamentale rimettere al centro di un dibattito politico sempre
più surreale una vera e propria agenda politica alternativa alla crisi. E
a partire da essa avviare un percorso - aperto e inclusivo ma ben organizzato -
di autoformazione e di iniziativa politica.
Un'agenda che metta in primo piano i temi di una alternativa per governare
una situazione ricca di possibilità ma anche di rischi: Democrazia e
Costituzione; Europa e rinegoziazione-ristrutturazione del debito; Lavoro/lotta
alla precarietà/politiche e piani industriali nel segno della riconversione
ecologica; Beni comuni e cultura/conoscenza; Reddito di cittadinanza e nuove
forme di Welfare.
Per iniziare questa nuova fase del cammino non ci sono soluzioni miracolose
e immediate, ma solo un percorso di lavoro, confronto e
formazione/autoformazione.
1. La prima tappa è
a Firenze sabato 13 aprile sulla costruzione di proposte all'altezza della crisi,
la seconda tappa a Bari entro maggio (in modalità partecipate) su democrazia e
rappresentanza.
2. Ma sono necessari non solo grandi
appuntamenti nazionali, ci vuole una discussione estesa nei territori: per
questo lanciamo fra il 5 e il 7 aprile “tre giorni” di assemblee-iniziative
pubbliche diffuse in tutta Italia.
3. E bisogna stare nei conflitti, per questo
saremo, come tantissime/i, in Val di Susa alla manifestazione No TAV di
sabato 23 marzo.
In questo terremoto generale noi ci siamo. Nel cataclisma possiamo
orientarci e camminare insieme con tutte e tutti coloro che sperano, cercano e
immaginano un'altra idea di società.
21 marzo 2013. ALBA –
Comitato operativo nazionale.
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