Thursday, March 10, 2011

Messaggio del Vescovo Filippo Iannone per la Quaresima


Messaggio del Vescovo ai fedeli e a tutte le comunità della Diocesi per la quaresima 2011 

Cari fratelli e sorelle, nel Messaggio per la Quaresima di quest’anno il Santo Padre scrive: «la Quaresima, che ci conduce alla celebrazione della Santa Pasqua, è per la Chiesa un tempo liturgico assai prezioso e importante…Mentre guarda all’incontro definitivo con il suo Sposo nella Pasqua eterna, la Comunità ecclesiale, assidua nella preghiera e nella carità operosa, intensifica il suo cammino di purificazione nello spirito, per attingere con maggiore abbondanza al Mistero della redenzione la vita nuova in Cristo Signore. Questa stessa vita ci è già stata trasmessa nel giorno del nostro Battesimo, quando, “divenuti partecipi della morte e risurrezione del Cristo”, è iniziata per noi “l’avventura gioiosa ed esaltante del discepolo”».

Sì, fratelli e sorelle, per noi che questa vita nuova abbiamo ricevuto in dono, per noi che ci professiamo discepoli, e come tali vogliamo vivere, la Quaresima è un cammino di conversione nello Spirito Santo, per incontrare Dio nella nostra esistenza. Infatti, il deserto – cui questo liturgico rimanda. - è luogo di aridità e di morte, sinonimo di solitudine, ma anche di dipendenza da Dio, di raccoglimento e di essenzialità. Per il cristiano l'esperienza del deserto significa provare in prima persona la propria pochezza davanti a Dio, e diventare in tal modo più sensibile alla presenza dei fratelli poveri.

La povertà ha diversi significati. Il più immediato è la mancanza di mezzi materiali sufficienti. Questa povertà, che per molte persone -nostri fratelli- sconfina nella miseria, costituisce uno scandalo. Essa assume molteplici forme e si trova legata a svariati fenomeni dolorosi: la carenza del necessario sostentamento e delle indispensabili cure sanitarie; la mancanza di una casa in cui abitare o la sua inadeguatezza; l'emarginazione dalla società per i più deboli e dai cicli produttivi per i disoccupati; la solitudine di chi non ha nessuno su cui poter contare; la condizione di profugo dalla propria patria e di chi subisce la guerra o le sue ferite; l'assenza di una famiglia –assenza troppo spesso causata da crisi e fallimenti- con le gravi conseguenze, come droga e violenza, che ne derivano, specie per adolescenti e giovani. La mancanza del necessario per vivere umilia l'uomo: è un dramma di fronte al quale la coscienza di chi ha la possibilità di intervenire non può restare indifferente.

Ma esiste anche un'altra povertà, altrettanto grave: essa consiste nella mancanza non di mezzi materiali, ma di un alimento spirituale, di una risposta alle domande essenziali, di una speranza per la propria esistenza. Questa povertà che tocca lo spirito provoca gravissime sofferenze. Sono sotto i nostri occhi le conseguenze, spesso tragiche, di una vita svuotata di senso. Tale forma di miseria si manifesta soprattutto negli ambienti dove l'uomo vive nel benessere, sazio materialmente, ma spiritualmente privo di orientamento. Si conferma la parola del Signore nel deserto: “Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4, 4). Nell'intimo del suo cuore ogni persona chiede senso, chiede amore.
A questa povertà si risponde con l'annuncio (la carità delle parole), testimoniato nei fatti (la carità delle opere), del Vangelo che salva, che porta luce anche nelle tenebre della sofferenza, perché comunica l'amore e la misericordia di Dio. È, in ultima analisi, la fame di Dio che consuma l'uomo: senza il conforto che viene da Lui, l'essere umano si trova abbandonato a se stesso, bisognoso perché privo della fonte di una vita autentica.

Da sempre la Chiesa combatte tutte le forme di povertà, perché è Madre e si preoccupa che ogni uomo possa vivere pienamente la sua dignità di figlio di Dio. Il tempo di Quaresima è specialmente indicato per ricordare ai figli della Chiesa, ai discepoli, a ciascuno di noi il proprio impegno a favore dei fratelli.
Come non ricordare i pressanti richiami contenuti nella Parola di Dio alla sollecitudine verso il povero, perché in esso Dio stesso si fa presente: "Chi fa la carità al povero fa un prestito al Signore che gli ripagherà la buona azione" (Pr 19, 17). La rivelazione del Nuovo Testamento, poi, ci insegna a non disprezzare il povero, perché Cristo si identifica con lui. Egli "si è fatto povero", perché noi diventassimo "ricchi per mezzo della sua povertà" (2 Cor 8, 9).

Il Figlio di Dio "spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo... umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce" (Fil 2, 7-8). L'assunzione della realtà umana in tutti i sui aspetti, compresi quelli della povertà, della sofferenza e della morte, fa sì che in Cristo ogni persona si possa ritrovare.

Cristo facendosi povero ha voluto identificarsi con ogni povero. Per tale motivo anche il giudizio finale vede Cristo benedire chi ha riconosciuto nell'indigente la sua immagine: "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25, 40). Perciò, chi veramente ama Dio, accoglie il povero. Sa infatti che Dio ha assunto quella condizione e lo ha fatto per essere fino in fondo solidale con gli uomini. L'accoglienza del povero è segno della veridicità dell'amore per Cristo.

Carissimi, ogni cristiano si deve sentire, chiamato a condividere la pena e la difficoltà dell'altro - a cominciare dall’altro della porta accanto-, nel quale Dio stesso si nasconde. Ma l'aprirsi alle necessità del fratello implica un'accoglienza sincera, che è possibile solo in un atteggiamento personale di povertà nello spirito. «Non esiste infatti solo una povertà di segno negativo. C'è anche una povertà che è benedetta da Dio. Questa il Vangelo chiama "beata" (Mt 5, 3).

Grazie ad essa il cristiano riconosce che la propria salvezza viene esclusivamente da Dio e si rende disponibile ad accogliere e servire il fratello giudicandolo "superiore a se stesso" (Fil 2, 3). L'atteggiamento di povertà spirituale è frutto del cuore nuovo che Dio ci dona, e nel tempo quaresimale tale frutto deve maturare mediante atteggiamenti concreti, quali lo spirito di servizio, la disponibilità a cercare il bene dell'altro, la volontà di comunione con il fratello, l'impegno nel combattere l'orgoglio che ci chiude rispetto al nostro prossimo» (Giovanni Paolo II).

Questo clima di accoglienza si rende tanto più necessario, in quanto nella nostra epoca assistiamo a diverse forme di rifiuto dell'altro. Esse si manifestano in maniera grave nel problema delle centinaia di migliaia di rifugiati ed esiliati, nel fenomeno dell'intolleranza razziale anche verso persone che hanno la sola "colpa" di cercare lavoro e migliori condizioni di vita fuori della loro patria, nella paura rispetto a tutto ciò che è diverso e che è perciò visto come minaccia. La Parola del Signore acquista così nuova attualità di fronte alle necessità di tante persone che chiedono un'abitazione, che lottano per un posto di lavoro, che invocano educazione per i loro figli.

L'accoglienza nei loro riguardi resta una sfida per la comunità cristiana, la quale non può non sentirsi impegnata a far sì che ogni uomo possa trovare condizioni di vita confacenti alla sua dignità di figlio di Dio!
È per questo che come Pastore esorto ogni fedele della chiesa di Sora-Aquino-Pontecorvo, in questo tempo quaresimale, a dare visibilità alla sua conversione personale con un segno concreto di amore verso chi è nel bisogno, riconoscendo in lui il volto di Cristo che gli ripete, quasi a tu per tu: "Ero povero, ero emarginato, ero solo, ero sfiduciato, disperato . . . e tu mi hai accolto, prima nel tuo cuore e poi nella tua casa".

Sarà anche grazie a questo impegno che per molte persone si riaccenderà la luce della speranza. Quando con Cristo la Chiesa – e noi siamo la Chiesa!- serve l'uomo in necessità, apre i cuori a intravedere, oltre il male e la sofferenza, oltre il peccato e la morte, una nuova speranza.

Auguro perciò che la Quaresima di quest'anno diventi occasione per ogni cristiano della nostra comunità diocesana di farsi povero con il Figlio di Dio, per essere strumento del suo amore al servizio del fratello in necessità.

Concludo rivolgendo ad ognuno di voi le parole di Benedetto XVI: «fratelli e sorelle, mediante l’incontro personale col nostro Redentore e attraverso il digiuno, l’elemosina e la preghiera, il cammino di conversione verso la Pasqua ci conduca a riscoprire il nostro Battesimo. Rinnoviamo in questa Quaresima l’accoglienza della Grazia che Dio ci ha donato in quel momento, perché illumini e guidi tutte le nostre azioni. Quanto il Sacramento significa e realizza, siamo chiamati a viverlo ogni giorno in una sequela di Cristo sempre più generosa e autentica. In questo nostro itinerario, ci affidiamo alla Vergine Maria, che ha generato il Verbo di Dio nella fede e nella carne, per immergerci come Lei nella morte e risurrezione del suo Figlio Gesù ed avere la vita eterna».

Su ciascuno di voi, su ogni famiglia e su ogni comunità della nostra diocesi invoco di cuore la benedizione del Signore

* Sora 9 marzo. Mercoledì delle Ceneri 2011. Il vostro Vescovo.

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